Il filosofo, saggista, matematico e accademico libanese, naturalizzato statunitense Nicholas Taleb è colui che ha introdotto il termine Antifragilità, attraverso i suoi testi “Antifragile” e “Cigno Nero”.

Taleb divide il mondo (persone, cose, istituzioni, modi di vivere) in tre categorie: il fragile, il robusto e l’antifragile. Secondo lo studioso la fragilità è quella dimensione di evitamento del disordine che si ha per paura del caos che tale disordine potrebbe apportare all’interno della vita. Si pensa di essere al sicuro, ma, in realtà, ci si sta rendendo vulnerabili di fronte a quell’evento imprevedibile e scioccante che potrebbe arrivare e fare a pezzi tutto. Si è robusti se si riesce a sopportare gli urti senza batter ciglio e senza cambiare. Si è antifragili se gli shock, il caos, i “Cigni neri” che si incontrano nella vita, non creano interruzioni ma rendono più forti e creativi, più capaci di accettare nuove sfide.

Il concetto di antifragilità, individuato da Taleb, si è evoluto in un costrutto psicologico che riguarda una vera e propria condizione esistenziale dell’essere umano e non solo.

L’antifragilità è la capacità di trasformare il limite in opportunità, di saper fronteggiare l’imprevedibilità e di trarre vantaggio dagli eventi negativi aumentando la qualità delle proprie prestazioni. L’antifragilità consente una rinascita e non una resistenza all’“imprevedibile incontrato”

Chi la possiede? Tutti, sin dalla nascita. È uno stato mentale naturalistico che appartiene a tutti e fa in modo che di fronte a situazioni di incertezza, caos, disordine, ostacoli imprevisti, si attivino risorse transpersonali che muovono una forza propulsiva dell’individuo. Se questa forza è guidata da curiosità e sorpresa, come nei bimbi, l’individuo ha possibilità di scoprire, rinascere, se invece l’individuo è guidato da risentimento, paura, rabbia, resistenza non si attiva un comportamento antifragile.

Volendo è possibile sostenere che il bambino è “l’essere antifragile per eccellenza”; esplora, assimila ed accomoda secondo la propria necessità, non ha timore di sbagliare ed apprende per prove ed errori. Il bambino non è ancora vittima del controllo, scopre la vita e fa esperienze sempre nuove, evolvendo le sue competenze, le sue conoscenze e le sue abilità. È antifragile, rinasce continuamente diverso da prima.

Questo ci porta ad affermare una visione evoluzionistica dell’antifragilità, ovvero non è né una competenza, né una conoscenza conscia che l’individuo ha, l’antifragilità è presente a livello inconscio e fa parte dell’apparato biologico dell’uomo, ma si perde nel tempo attraverso le esperienze di vita.

L’essere vivente è antifragile: più siamo coinvolti in meccanismi casuali caotici e più possiamo sviluppare questa proprietà, che è trasversale a tutti i sistemi che sono sopravvissuti, non esiste un sistema attualmente operativo/funzionale che non abbia al suo interno una certa dose di antifragilità.

Negli ultimi 5 anni un team di esperti di Psicologia della Prestazione umana e dello Sport guidati dal Prof. Vercelli, ha ampiamente indagato il costrutto psicologico dell’antifragilità, tanto da validare e produrre nel 2020 il test italiano sull’antifragilità, l’Anti-Fragile Questionnaire (AFQ).

Il costrutto si fonda su quattro dimensioni che rappresentano ovviamente le caratteristiche misurabili e allenabili:

Adattamento proattivo: capacità di reagire in modo proattivo di fronte a situazioni impreviste e in contesti nuovi e insoliti. La persona che lo possiede è in grado di modificare il comportamento utilizzando un metodo che gli consente di analizzare e risolvere problematiche identificando priorità e risorse di cui dispone. Sa cogliere vantaggi personali nell’affrontare eventi inattesi, evolve e potenzia le proprie capacità. La “monoidea” (la capacità della persona di sapersi focalizzare su una sola idea alla volta) più funzionale è racchiusa nella frase: “mi ci trovo”.

Evoluzione agonistica: rappresenta la motivazione che spinge la persona verso situazioni nuove con grande disponibilità al cambiamento. Nei primi studi detta anche “equilibrio dinamico” ovvero la capacità di andare a cercare situazioni impreviste per trarne vantaggio, rifugiare la stagnazione e la routine per poter evolvere. La dimensione di antifragilità viene allenata quando ci si trova in un flusso continuo dove l’equilibrio è sempre presente ma variabile. La monoidea più funzionale per identificare questa dimensione è il “mi ci metto”.

Agilità emotiva: capacità di decidere se associarsi o dissociarsi dall’emozione dominante che si genera durante un evento, detta anche maturità emotiva. Di fronte ad un evento emozionante so guidare l’emozione, gestirla e sentirla, mettendo in pratica una logica circolare anziché una logica causa-effetto. Quest’abilità consente di utilizzare le emozioni in due modi: o lasciandosi coinvolgere e trasformare il vissuto emotivo in energia (posizione IN) o distaccandosene assumendo una “meta posizione” utile allo scopo (posizione META). Quest’alternanza consente di stare nel “qui ed ora” e descrivere quello che accade come un fatto. La persona che possiede agilità emotiva ricerca emozioni che danno energia e spinta vitale ed è un decisore attivo e consapevole dell’utilizzo delle emozioni. La “monoidea” più funzionale è “scelgo da quale posizione osservare gli eventi”.

Distruttività consapevole: capacità di andare oltre al condizionamento dato dalla conoscenza eliminando vincoli psicologici che impediscono di vedere nuove possibilità. La persona con questa caratteristica sa eliminare vincoli mentali non funzionali all’obiettivo. La “monoidea” più funzionale è “libero da condizionamenti”.

Il test, sviluppato interamente in Italia, misura i tratti che permettono di operare in ambienti caratterizzati da elevata velocità, cambiamento costante, trasformazione continua e complessità. Le caratteristiche di antifragilità permettono di sfruttare le opportunità che si nascondono nei contesti VUCA (volatility, uncertainty, complexity, ambiguity) per raggiungere risultati migliori.

Ricordiamo quindi che il Resiliente persiste verso l’obiettivo, rinasce dalle sue ceneri come l’Araba Fenice uguale a sé stessa; l’Antifragile invece va oltre il limite e rinasce nuovo o diverso, come il Mito di Idra rinasce con due teste, nuovo.

Monia Di Tommaso